Il “cibo veloce” rappresenta un rischio per la salute cardiovascolare. Non solo perché “frettoloso” e poco diversificato, ma soprattutto perché contiene troppi grassi saturi e zuccheri che causano l’aumento del colesterolo cattivo e dei trigliceridi, fattori di rischio per la salute di cuore e arterie. Porre attenzione a come ci nutriamo e ricorrere a integratori alimentari di qualità ed efficaci per abbassare il colesterolo sono la “strada” per garantirci una buona salute cardiovascolare. Senza dimenticare una costante attività fisica.
Alimenti ricchi di colesterolo e grassi saturi, insieme a metodi di cottura non salutari, aumentano il rischio cardiovascolare degli amanti di patatine e hamburger serviti nelle “catene di montaggio” della ristorazione. La premessa è inconfutabile, ma come avverte il Dott. Andrea Di Lenarda, Cardiologo e Presidente Designato ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) – leggi l’intervista – , a parte un’alimentazione spesso scorretta e frettolosa, un comportamento che incide moltissimo sul rischio di malattia coronarica è la sedentarietà, correlata a sua volta all’obesità, problema in grande aumento, soprattutto tra i giovani.
Non dimentichiamo poi che legati all’obesità ci sono le alterazioni metaboliche, il diabete mellito e l’ipertensione arteriosa, tutti ulteriori fattori di rischio cardiovascolare.
Attività fisica regolare e dieta equilibrata, molta frutta e verdura, cereali, pesce, e in generale alimenti poveri di grassi saturi, sono dunque il primo passo verso la salute del cuore. Ma a volte “la virtù” non basta.
Soprattutto il colesterolo cattivo (LDL) è un nemico insidioso, la cui azione nociva – indipendentemente dall’alimentazione – può svolgersi “in silenzio” a causa di alterazioni della sintesi endogena e di un processo ossidativo che favorisce lo sviluppo della placca aterosclerotica sulle pareti dei vasi.
È per questo motivo che l’ultima generazione di integratori per il colesterolo risulta particolarmente efficace, ovvero perché si concentra non solo sulla riduzione del suo assorbimento, ma anche sugli altri due fondamentali meccanismi, sintesi e ossidazione, citati sopra.
Un rivoluzionario prodotto in capsule molli, grazie a questa triplice azione, ha ad esempio la capacità di ridurre il colesterolo cattivo e di aumentare quello buono, rispettivamente del 31% e del 20%, grazie al suo contenuto di fitosteroli e altre sostanze di origine vegetale (monacolina K e idrossitirosolo)1.
Il fatto che un’alimentazione frettolosa e poco diversificata – come succede con il cibo da “fast food” – sia in ogni caso nociva per la salute non è in discussione, ma perché il “cibo veloce” fa così male al nostro sistema cardiovascolare – e non solo a quello?
Troppi grassi e zuccheri e poche fibre, certo, ma in particolare è il loro elevato contenuto di acidi grassi trans (Trans Fatty Acids – TFA) a determinare un aumento del rischio. Queste sostanze portano a una crescita del colesterolo cattivo (LDL) associata a una riduzione di quello buono, nonché all’aumento dei livelli di trigliceridi nel sangue, altro importante fattore di rischio cardiovascolare.
Uno studio di qualche anno fa ha evidenziato in proposito che l’assunzione di TFA pari a circa il 2% dell’apporto energetico totale, corrisponde a un aumento del 23% di rischio di malattia coronarica.
Tra l’altro non sarebbe solo il cuore a risentire di un’alimentazione “poco attenta”: secondo un altro studio iraniano, un eccesso di grassi trans porterebbe anche allo sviluppo di forme di ansia e depressione.
Ma cosa sono esattamente i TFA? Si tratta di acidi grassi insaturi, detti anche parzialmente idrogenati, derivati da un processo industriale – idrogenazione, appunto – che trasforma gli acidi grassi di origine vegetale dallo stato liquido a quello solido, per agevolare alcune lavorazioni, come quelle impiegate in molti prodotti ampiamente utilizzati nei fast food (salse, muffin e ciambelle, gelati cremosi, ecc). Senza contare che i TFA derivano anche dal riscaldamento e dalla frittura di oli vegetali a temperature elevate, metodo normalmente utilizzato dalle grandi catene per la cottura della maggior parte dei piatti.
Naturalmente si potrebbe obiettare che la colpa non è tanto del “cibo spazzatura” in sé, quanto delle cattive abitudini alimentari della popolazione, unite a stili di vita non corretti. Concedersi un hamburger un paio di volte al mese non rappresenta certo un pericolo immediato per il cuore: quello che conta è invece cosa si mangia tutti gli altri giorni, quanto si è attivi e quale strategia di integrazione si è scelto di seguire.
Bibliografia
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- Lu Z, Kou W, Du B, Wu Y, Zhao S, Brusco OA, Morgan JM, Capuzzi DM; Chinese Coronary Secondary Prevention Study Group, Li S. Am J Cardiol. 2008 Jun 15;101(12):1689-93.
Gli studi citati
Trans Fatty Acids and Cardiovascular Disease
Dariush Mozaffarian, M.D., M.P.H., Martijn B. Katan, Ph.D., Alberto Ascherio, M.D., Dr.P.H., Meir J. Stampfer, M.D., Dr.P.H., and Walter C. Willett, M.D., Dr.P.H.
N Engl J Med 2006; 354:1601-1613April 13, 2006DOI: 10.1056/NEJMra054035
http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMra054035
Empirically derived dietary patterns in relation to psychological disorders.
Hosseinzadeh M, Vafa M, Esmaillzadeh A, Feizi A, Majdzadeh R, Afshar H, Keshteli AH, Adibi P.
Public Health Nutr. 2016 Feb;19(2):204-17. doi: 10.1017/S136898001500172X. Epub 2015 Jun 10.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26061411
La redazione