Nell’immaginario comune, grassi e colesterolo sono un binomio inscindibile.
Uova, burro crostacei, grassi saturi… Cosa eliminare, cosa ridurre a tavola, ma soprattutto perché? Vediamo con il Dott. Arrigo Cicero, Farmacologo Clinico dell’Università di Bologna e Presidente SINut – Società Italiana di Nutraceutica di sfatare falsi miti e capire meglio “le verità” su colesterolo e cibo.

Uno slogan salutistico abbastanza diffuso negli Stati Uniti declama, “Butter is better” (Il burro è meglio), ma cosa significa? Se naturalmente è vero che la riduzione dei grassi saturi (categoria a cui appartengono il burro e altri grassi di origine animale) porta a una riduzione del rischio cardiovascolare, le campagne di sensibilizzazione in merito hanno portato di contro a un eccessivo consumo di grassi idrogenati, ovvero le margarine, molto più dannosi di quelli saturi: da qui il senso dello slogan.

I grassi idrogenati, o parzialmente idrogenati, sono grassi artificiali di sintesi, ottenuti tramite un processo che trasforma gli olii dallo stato liquido a quello solido o semisolido, e influiscono negativamente sul metabolismo lipidico e sulla funzionalità endoteliale, accrescendo sensibilmente il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Questi grassi vengono ampiamente utilizzati dall’industria alimentare, perciò leggere sempre attentamente le etichette: sono contenuti nella maggior parte delle margarine, nei dolci “confezionati”, quali merendine, snack, biscotti, gelati, ma anche nelle classiche patatine. A volte si possono nascondere dove si immagina, come nei dadi per il brodo. Infine, risaputo ma è bene ribadirlo, con buona probabilità, tutto quello che ordiniamo in un fast food ne contiene in abbondanza.


La percezione generale riguardo i livelli di colesterolo nel sangue è che si tratti di un parametro fortemente modulato da quello che si mangia ai pasti principali. Questo è solo parzialmente vero, perché per lo più è correlato alla quantità totale di cibo grasso che viene consumato, e solo in minore istanza alla tipologia di alimenti consumati.